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Omega-3 e test di purezza: cosa verificare

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Foto Moment PTP su Unsplash

Omega-3 e test di purezza: cosa verificare

Gli omega-3 sono nutrienti essenziali per la salute cardiovascolare, la funzione cerebrale e l’infiammazione. Nonostante i benefici, la qualità degli integratori di Omega-3 può variare notevolmente: alcuni prodotti possono contenere contaminanti, residui di solventi o livelli di ossidazione troppo elevati. Per questo è fondamentale conoscere i test di purezza e cosa verificare quando si sceglie un olio di pesce, algale o altro complemento alimentare a base di omega-3. In questo articolo esploriamo quali sono i principali contaminanti, quali parametri misurare e come leggere correttamente le etichette e i certificati di analisi.

Perché la purezza conta negli Omega-3

Benefici degli omega-3 e rischi associati alla contaminazione

Gli omega-3, in particolare EPA (acido eicosapentaenoico) e DHA (acido docosaesaenoico), apportano benefici comprovati per la salute cardiaca e le funzioni cognitive. Tuttavia, durante la produzione possono rimanere tracce di sostanze indesiderate. Le fonti sono diverse: olio di pesce, olio di krill, olio di alghe (dove EPA/DHA sono sintetizzati naturalmente da alghe). La purezza non riguarda soltanto l’assenza di contaminanti: influisce anche sulla stabilità dell’olio, cioè sulla sua freschezza e sul rischio di rancidità. Una buona purezza significa che l’olio fornisce EPA e DHA come indicato in etichetta senza introdurre rischi per la salute.

Cosa distingue un olio “puro” da uno a rischio

  • Contenuti di EPA/DHA dichiarati e reali: la percentuale e la quantità effettiva rispetto a quanto promesso in etichetta.
  • Contaminanti chimici e biologici: assenza o livelli inferiori ai limiti di legge e agli standard di settore.
  • Ossidazione controllata: bassa incidenza di ossidazione primaria e secondaria, indicata tramite indici di perossidi, anisidina o TOTOX.
  • Solventi residui: assenza o livelli trascurabili di solventi utilizzati nel processo di estrazione (es. pentano, esano).

Contaminanti comuni negli oli di Omega-3 e come possono essere dannosi

Metalli pesanti e contaminanti organici persistenti

  • Mercurio, piombo e cadmio: possono accumularsi negli organismi marini e trasferirsi lungo la catena alimentare.
  • PCB (policlorobifenili) e diossine: spesso presenti in quantità molto piccole ma potenzialmente dannose nel lungo periodo.
  • POPs (inquinanti organici persistenti) e PAHs (idrocarburi policiclici aromatici): residui derivanti da processi industriali o combustione.

Residui di solventi e contaminanti di processo

  • Residui di solventi utilizzati durante l’estrazione e la raffinazione (es. pentano): i test di purezza verificano che tali residui siano entro limiti accettabili.
  • Contaminanti emergenti: alcuni marchi pubblicano test su nuove categorie di contaminanti, ma i parametri principali restano metalli, PCB/diossine e solventi.

Ossidazione e qualità organolettica

  • Indici di ossidazione: PV (valore di perossidi) e AV (valore di anisidina) misurano la rapidità con cui l’olio può degradarsi.
  • TOTOX: combinazione di PV e AV per valutare lo stato di ossidazione complessivo.
  • Rancidità: un olio ossidato ha odore e sapore sgradevoli, perdita di freschezza e potenziali cambiamenti nella biodisponibilità.

Parametri e test di purezza da verificare

Contaminanti chimici e metalli

  • Metalli pesanti: mercurio, piombo e cadmio misurati tipicamente con tecniche ICP-MS o AAS (assorbimento atomico).
  • PCB e diossine: misurati con GC-MS o HRGC-MS per garantire che i livelli siano inferiori ai limiti di sicurezza.

Residui di solventi e contaminanti di processo

  • Residui di solventi: testati tramite GC; i limiti dipendono dalle normative locali e dagli standard di certificazione.
  • Altro: alcuni controlli includono allergeni non dichiarati o contaminanti di natura chimica particolarmente rilevanti per gli allergici.

Indici di ossidazione e freschezza

  • PV (perossidi): indice di ossidazione primaria, che tende ad aumentare all’aumentare del deterioramento.
  • AV (anisidina): indica la presenza di aldeidi formate durante l’ossidazione secondaria.
  • TOTOX: combinazione di PV e AV per una misura sintetica dello stato di ossidazione complessivo.
  • Indicazioni sensoriali: sapore, odore e colore che possono indicare ossidazione, spesso usate come controllo qualitativo.

Metodi di analisi e standard di riferimento

  • Metodi analitici comuni: GC-MS per PCB/diossine, HC/MS o GC-FID per composti organici, ICP-MS per metalli pesanti, HPLC per EPA/DHA e indici di ossidazione.
  • Standard di riferimento: molte aziende si affidano a laboratori terzi accreditati che seguono standard come USP, European Pharmacopoeia o linee guida IFOS (International Fish Oil Standards) per la purezza e la temperatura di conservazione.
  • Certificazioni terze parti: IFOS, NSF/ANSI, o altre certificazioni che prevedono test indipendenti su ogni lotto o campione rappresentativo.

Etichette, certificazioni e cosa cercare

Certificazioni indipendenti e quali vantaggi offrono

  • IFOS Verified: indica che l’olio è stato testato per contenuti di EPA/DHA dichiarati e per contaminanti comuni; un prodotto IFOS di solito include punteggio o rating su purezza, freschezza e ossidazione.
  • USP Verified, NSF/ANSI: attestano che l’etichetta rispecchia la realtà e che i test sono stati condotti da laboratori qualificati.
  • Altre certificazioni di sostenibilità o tracciabilità: possono includere note su origine delle materie prime, pratiche di pesca sostenibile e trasparenza della catena di fornitura.

Come leggere la COA (Certificate of Analysis) e cosa verificare

  • EPA/DHA dichiarati e quantità reale: corrispondenza tra quanto indicato in etichetta e la quantità reale misurata.
  • Limiti di contaminanti: vedere i livelli di mercurio, piombo, cadmio, PCB e diossine e confrontarli con i limiti standard.
  • Indici di ossidazione: PV, AV e TOTOX indicati e, se presente, percentuale di ossidazione entro range accettabili.
  • Prova di solventi residui: riportare eventuali residui e limiti consentiti.
  • Numero di lotto e data: la COA deve essere associata al lotto specifico acquistato, con data di analisi e data di scadenza.

Come scegliere l'omega-3 giusto in base alla purezza

Fonti: olio di pesce, alghe o krill

  • Olio di pesce: spesso più economico e ricco di EPA/DHA, ma può contenere contaminanti se non opportunamente raffinato o testato.
  • Olio di alghe: contiene principalmente DHA, con opzioni Ovese di EPA essere disponibili; tende ad avere minori contaminanti marini, ma la presenza di solventi residui dipende dal processo di estrazione e purificazione.
  • Olio di krill: spesso meno ossidativo a parità di contenuto di EPA/DHA a causa di antiossidanti naturali, ma può contenere contaminanti ambientali; verifica comunque i test di purezza.

Consigli pratici per i consumatori

  • Scegli prodotti con COA disponibile e verificabile online o su richiesta.
  • Preferisci marchi con certificazioni indipendenti (IFOS, USP Verified, NSF) e una trasparenza completa su origine, processo di purificazione e data di analisi.
  • Controlla la data di scadenza e le condizioni di conservazione indicate sull’etichetta; conservare in luogo fresco e al riparo dalla luce può ridurre l’ossidazione.
  • Verifica che l’etichetta indichi la quantità di EPA e DHA per porzione e la quantità per confezione.
  • Se hai allergie o sensibilità, controlla l’eventuale presenza di allergeni o proteine residue e la metodologia di raffinazione.

Domande frequenti

  • Qual è la differenza tra perossidi (PV) e indice di anisidina (AV)?
    • PV misura ossidazione primaria (formazione di perossidi), mentre AV misura ossidazione secondaria (aldeidi). Insieme formano il valore TOTOX che riflette lo stato complessivo dell’ossidazione.
  • Un prodotto senza certificazioni è sempre da evitare?
    • Non necessariamente, ma le certificazioni indipendenti aumentano la fiducia nella purezza e nella conformità ai limiti di sicurezza. In assenza di certificazioni, richiedi COA e verifica i parametri chiave.
  • L’origine della materia prima influisce sulla purezza?
    • Sì. Le fonti di pesce possono presentare differenze di contaminazione; le alghe e il krill spesso offrono alternative con profili di contaminanti differenti. In ogni caso, la purezza dipende dal controllo di processo e dai test terzi.

Riepilogo

  • La purezza degli omega-3 non è scontata: contaminanti come metalli pesanti, PCB e diossine, nonché residui di solventi e l’ossidazione, possono influire su sicurezza ed efficacia.
  • I parametri chiave da controllare sono: contenuti dichiarati di EPA/DHA, livelli di mercurio, piombo, cadmio, PCB/diossine, residui di solventi, PV, AV e TOTOX.
  • Scegli prodotti con certificazioni indipendenti (IFOS, USP, NSF) e richiedi la COA per il lotto acquistato.
  • Verifica l’origine della materia prima (pesce, krill, alghe) e la presenza di pratiche di purificazione adeguate.
  • Leggi l’etichetta con attenzione: quantità per porzione, data di analisi, data di scadenza e responsabilità del produttore per la tracciabilità.

Un acquisto consapevole di Omega-3 ruota intorno al controllo della purezza: più è trasparente la verifica di laboratorio, maggiore è la probabilità di ricevere un prodotto sicuro, stabile e in grado di offrire i benefici promessi. Se vuoi, posso aiutarti a valutare una COA specifica o a confrontare due marchi in base ai certificati di purezza disponibili.