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Selenio e funzione tiroidea energetica: come il selenio sostiene l’energia e il metabolismo tiroideo

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Foto Eduardo Cano Photo Co. su Unsplash

Selenio e funzione tiroidea energetica: come il selenio sostiene l’energia e il metabolismo tiroideo

Il selenio è un oligoelemento essenziale che svolge molteplici ruoli all’interno dell’organismo, ma uno dei legami più affascinanti è quello con la funzione tiroidea e con il metabolismo energetico. L’asse tiroideo-a energia è cruciale per il benessere generale: da qui nasce l’interesse scientifico e clinico per capire come il selenio possa influenzare la conversione degli ormoni tiroidei, la resistenza allo stress ossidativo della tiroide e, di conseguenza, la produzione di energia a livello cellulare. In questo articolo esploreremo cosa dice la letteratura sull’interazione tra selenio e funzione tiroidea energetica, quali sono i meccanismi chiave e come integrare in modo sicuro questo oligoelemento nella quotidianità.

Il ruolo dei selenioproteine nel metabolismo tiroideo

La tiroide non produce energia in senso stretto, ma regola il metabolismo energetico di tutto l’organismo tramite gli ormoni tiroidei, in particolare T4 (tiroxina) e T3 (triiodotironina). Il selenio entra in gioco principalmente attraverso le selenioproteine, proteine che incorporano selenio sotto forma di selenocisteina e che sono indispensabili per diverse funzioni.

Deiodinasi: trasformazione T4 in T3

Le deiodinasi sono enzimi chiave che controllano la disponibilità di T3 nei tessuti. Esistono diverse isoforme:

  • D2 (deiodinasi 2) converte T4 in T3 in tessuti come cervello, ipotalamo e alcuni tessuti periferici, modulando la disponibilità di T3 locale e, di conseguenza, l’energia cellulare percepita.
  • D1 (deiodinasi 1) contribuisce alla produzione di T3 nel fegato e in altri organi.
  • D3 (deiodinasi 3) inattiva T4 e T3, partecipando al bilancio ormonale, soprattutto in condizioni di stress o diabioenergetico.

Tutte queste deiodinasi sono selenoproteine: senza selenio, la loro attività può diminuire, compromettendo la conversione di T4 in T3 e, di riflesso, l’energia prodotta dalle cellule tramite l’azione dell’ormone tiroideo.

Protezione antiossidante: GPX, TXNRD e controllo dello stress ossidativo

Il processo di sintesi degli ormoni tiroidei genera quantità significative di specie reattive dell’ossigeno (ROS), utili per alcune fasi della sintesi ma potenzialmente dannose se non controllate. Le selenoproteine antiossidanti, tra cui la glutatione perossidasi (GPX) e le tioredossine reduttasi (TXNRD), proteggono la tiroide dall’ossidazione, mantenendo l’ambiente intracellulare stabile. Un ambiente redox adeguato è essenziale affinché le cellule tiròide mantengano la funzione metabolica ottimale e la produzione di energia non sia ostacolata dallo stress ossidativo.

Altre selenoproteine importanti

Oltre a GPX e TXNRD, altre selenoproteine partecipano a processi di regolazione energetica e di adattamento metabolico. Selenoproteina P, ad esempio, si occupa di trasporto del selenio e di supporto antiossidante in vari tessuti, contribuendo al mantenimento di un metabolismo tiroideo stabile nel tempo.

Selenio e conversione T4 → T3: impatto sull’energia cellulare

Il meccanismo principale per cui il selenio influenza l’energia è legato all’efficienza di conversione T4 in T3. Il T3 è l’elemento attivo che modula la velocità del metabolismo basale, la termogenesi e l’attività mitocondriale, influenzando direttamente la produzione di energia a livello cellulare.

  • Quando i tessuti ricevono T3, aumentano l’espressione di proteine mitocondriali chiave, migliorando la capacità di produrre ATP (la valuta energetica della cellula).
  • T3 stimola la biogenesi mitocondriale e migliora la funzione di molti enzimi coinvolti nel metabolismo energetico.
  • Una sufficiente disponibilità di T3 nei tessuti è essenziale per mantenere una quota adeguata di energia durante attività fisica, digiuno e stress.

In condizioni di deficit di selenio, la capacità delle deiodinasi di convertire T4 in T3 può ridursi, con potenziale effetto di “energia meno disponibile” a livello periferico. È importante notare che l’effetto è modulato da altri fattori nutrizionali ed endocrini, ma la presenza di una quota sufficiente di selenio rende l’apparato tiroideo più efficiente nel fornire T3 dove serve.

Fonti di selenio e dosi consigliate

Per supportare la funzione tiroidea e l’energia, è utile conoscere da dove proviene il selenio nella dieta e quali sono le dosi consigliate.

Fonti alimentari ricche di selenio

  • Noci del Brasile: una sola noce può fornire una quantità significativa di selenio quotidiano, ma è importante moderare l’assunzione per evitare eccessi.
  • Pesce e frutti di mare: sgombro, tonno, sardine, crostacei.
  • Carni magre: pollo, tacchino, manzo.
  • Uova e latticini.
  • cereali integrali e legumi secondo la provenienza del suolo (la quantità varia a seconda della regione di coltivazione).

Una dieta variegata che includa una di queste fonti può assicurare un apporto adeguato di selenio senza bisogno di integratori.

Dosi consigliate e limiti di sicurezza

  • L’apporto giornaliero raccomandato (RDA) di selenio per adulti è di circa 55 microgrammi al giorno.
  • Il limite massimo di assunzione sicura (UL) è di circa 400 microgrammi al giorno per gli adulti.
  • In popolazioni con carenze accertate, la supplementazione può essere presa in considerazione solo su indicazione medica, soprattutto per evitare sovradosaggio e potenziali effetti avversi.

È fondamentale non superare l’UL, poiché un eccesso di selenio può avere effetti collaterali, tra cui sintomi gastrointestinali, perdita di capelli, unghie fragili e, in casi estremi, tossicità selenica.

Selenio e patologie tiroidee: cosa c’è di utile in‑pratica

La relazione tra selenio e patologie tiroidee ha suscitato particolare interesse negli studi clinici, soprattutto per condizioni autoimmuni.

Hashimoto: autoimmunità tiroidea e integrazione

In individui con tiroidite autoimmune di Hashimoto, alcune ricerche hanno suggerito che l’antinfiammatorio e antiossidante effetto del selenio possa contribuire a ridurre gli anticorpi tiroidei (anti-TPO) e migliorare alcuni sintomi, oltre a supportare la funzione tiroidea in termini di energia. I risultati non sono unanimi, ma l’ipotesi è che una supplementazione mirata possa avere benefici in contesto di carenza o basso stato antiossidante.

Ipotiroidismo e altre condizioni

Nei casi di ipotiroidismo subclinico o conclamato, un adeguato livello di selenio può favorire una migliore funzione di deiodinasi e quindi una maggiore disponibilità di T3 locale. Tuttavia, la risposta a integrazione varia e dipende dal contesto clinico, dallo stato nutrizionale generale e da altre condizioni di salute. Non va inteso come sostituto delle terapie ormonali prescritte dal medico.

Considerazioni pratiche sull’integrazione

  • L’integrazione di selenio dovrebbe essere considerata in presenza di diagnosi di carenza o di specifiche condizioni tiroidee, e sempre sotto supervisione sanitaria.
  • È preferibile puntare a fonti alimentari sicure e bilanciate prima di ricorrere a integratori, salvo indicazione medica.
  • In caso di sintomi gastrointestinali, eruzioni cutanee o altri segnali di sovradosaggio, interrompere l’assunzione e consultare un professionista.

Integrazione e sicurezza: cosa sapere

Per sfruttare al meglio il legame tra selenio e funzione tiroidea energetica senza rischi, tenere presente:

  • Non superare il UL raccomandato di 400 microgrammi al giorno per gli adulti.
  • Le dosi di integrazione non dovrebbero superare i 100–200 microgrammi al giorno, salvo diversa indicazione clinica.
  • Il selenio è spesso presente in forma biologica nelle proteine; la supplementazione deve considerare l’intera dieta e lo stato di salute.
  • Parti interessate a condizioni come gravidanza, allattamento, malattie renali o patologie autoimmuni dovrebbero consultare un medico prima di iniziare qualsiasi integrazione.

Riepilogo

  • Il selenio è un componente chiave delle selenioproteine che sostengono la funzione tiroidea e l’energia cellulare, soprattutto attraverso le deiodinasi che controllano la conversione di T4 in T3.
  • Le selenoproteine antiossidanti proteggono la tiroide dallo stress ossidativo associato al metabolismo tiroideo, contribuendo a preservare la funzione energetica.
  • Una disponibilità adeguata di selenio favorisce una migliore disponibilità di T3 nei tessuti, con potenziali effetti positivi sul metabolismo energetico e sulla termogenesi.
  • Fonti alimentari di selenio includono noci del Brasile, pesce, carne, uova e cereali integrali. Le dosi quotidiane consigliate per gli adulti sono circa 55 microgrammi al giorno, con un UL di 400 microgrammi al giorno.
  • In condizioni di Hashimoto o altre patologie tiroidee, alcune evidenze suggeriscono che una supplementazione di selenio possa offrire benefici, soprattutto in termini di riduzione degli anticorpi tiroidei e supporto antiossidante, ma l’approccio va sempre personalizzato e supervisionato da un professionista.
  • L’integrazione va considerata come complemento a una dieta equilibrata e a una gestione medica della tiroide, non come sostituto di terapie prescritte.

In conclusione, il selenio svolge un ruolo chiave nel sostegno energetico della tiroide attraverso la modulazione della conversione ormonale, la protezione antiossidante e la stabilità redox dei tessuti. Comprendere questa relazione può aiutare a pianificare scelte alimentari e, dove necessario, interventi mirati che favoriscano un metabolismo energetico efficiente e una tiroide in salute. Se sospetti una carenza di selenio o hai condizioni tiroidee, consulta un professionista per una valutazione personalizzata e sicura.